”La maschera è il mezzo più adatto per facilitare l'estasi, l'uscir da sé e il trasformarsi in uno spirito. Essa è la nave che conduce l'uomo di là da se stesso, verso le sponde dove ogni suo desiderio diviene realtà. La maschera non si limita a trasformare il corpo con un rivestimento esteriore, essa potenzia anche i movimenti della vita ordinaria in danze folli, la voce normale in grida e canti. Il sordo suono dei tamburi, le note acute dei flauti, il frastuono delle raganelle e dei cimbali, le bevande inebrianti sono mezzi di secondo grado per favorire la trasformazione che fa svanire la banalità dell'esistenza quotidiana nell'ebbrezza dell'estasi, nella quale chi porta la maschera sente di essere tutt'uno col demone, con l'antenato o col dio”.
Oskar Eberle, Cenalora. Vita, religione, danza, teatro dei popoli primitivi (1966: 645)