”In tutti i rituali processionali (.) il loro trasportare immagini e convogliare persone non è mai un trasferimento reale, ma è piuttosto un passaggio lungo una curva che riconduce tutto al punto di partenza, come se niente si fosse mai mosso (e ciò vale anche quando le immagini passano da una chiesa all'altra e vi restano per determinati periodi: giunge sempre il momento in cui compiono il cammino inverso). Il frutto che si ricava dall'aver compiuto il percorso stabilito sta tutto nell'averlo compiuto secondo certe norme e con certe finalità; e se norme e finalità variano, rimane dominante l'intenzione di ri-produrre eventi, gesti o comportamenti già altra volta e altrove verificatisi, e di riprodurli non solo nel senso in cui una immagine riproduce un oggetto o una persona, ma anche nel senso più forte di produrre di nuovo, iterare e reiterare, far sì che si verifichi di nuovo “.
Alberto Mario Cirese, Oggetti, segni, musei. Sulle tradizioni contadine (1977: 67).