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”Nelle lingue europee per musica si intende un comportamento umano universale che si articola nel canto, nel suono di strumenti e nella scansione ritmica col corpo (battere le mani, i piedi e simili) (.).

Non esiste comunità umana in cui non si canti e che sia priva di strumenti musicali. La musica è quindi una forma espressiva elementare dell'essere umano con cui vengono espressi gioia, dolore, malinconia, amore e altri sentimenti, in un modo che si differenzia dal linguaggio quotidiano (.).

La musica può esercitare un influsso inquietante sulle persone molto più nelle società non industrializzate che nel moderno mondo tecnicizzato. Essa è in grado di calmare, come nelle ninna- nanne o nei canti di preghiera, o di eccitare, come nei canti di guerra o nelle canzoni di lotta politica. La musica può contribuire in maniera fondamentale a provocare ebbrezza e allucinazioni o a portare le persone in stato di trance, come nel corso delle danze di possessione praticate da molte culture. Fin dai primordi l'uomo sfrutta tutte queste opportunità per fini terapeutici e religiosi. Musica e danza costituiscono quindi parte integrante delle cerimonie e delle feste di tutte le comunità umane”. 

Artur Simon, “Musica”, in Bernhard Streck (a cura di)
Dizionario di etnologia (1994: 165-66).