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Riti arborei

Carta tematica Casalromano Marcaria

”L'idea di rigenerazione della collettività umana mediante una sua partecipazione attiva alla resurrezione della vegetazione, e quindi alla rigenerazione del Cosmo, implicita in moltissimi rituali della vegetazione. Nelle tradizioni popolari europee si sono conservate le tracce o i frammenti dei complessi drammatici arcaici con cui si affrettava l'arrivo della primavera ornando un albero e portandolo cerimonialmente in corteo. In Europa esiste ancora l'uso di portare un albero dalla foresta e collocarlo in mezzo al villaggio in primavera, all'inizio dell'estate o per San Giovanni (.).

In tutte queste cerimonie popolari spicca una nota comune: la celebrazione di un avvenimento cosmico (primavera o estate) mediante la manipolazione di un simbolo della vegetazione. Si mostra un albero, un fiore, un animale, si orna e si porta in giro ritualmente un albero, un pezzo di legno, un uomo vestito di frasche o un'effigie; talvolta avvengono lotte, gare, scene drammatiche attinenti a una morte e a una resurrezione. La vita dell'intero gruppo umano si concentra, per un momento, in un  albero o in un'effigie vegetale, semplice simbolo destinato a rappresentare e a benedire un avvenimento cosmico: la primavera (.).

Attraverso la vegetazione è la Natura che si rigenera mediante ritmi multipli, che è «onorata», mutata, sollecitata. Le forze vegetative sono un'epifania della vita cosmica. Nella misura in cui l'uomo è integrato in questa Natura e crede di poter utilizzare questa Vita per i propri fini, manipola i «segni» vegetali (il «Maggio», il ramo primaverile, le nozze degli alberi, ecc.) o li venera («alberi sacri», ecc.). Mai però vi è stata una «religione della vegetazione», un culto esclusivamente concentrato sulle piante o sugli alberi (.). I cosiddetti «culti della vegetazione» sono piuttosto rituali stagionali, che non si spiegano in  nessun caso con una semplice ierofania vegetale, ma s'inquadrano nelle rappresentazioni infinitamente più complesse, che impegnano l'insieme della vita biocosmica”.

Mircea Eliade, Trattato di storia delle religioni  (1976: 323, 336, 340-41).