“Per quanto riguarda la dimensione sociale, l’ammissione al pasto anche più semplice incorpora involontariamente il nostro ospite nello schema dei sostanziosi pranzi domenicali o di Natale, e nella gamma delle celebrazioni del ciclo vitale: al contrario la condivisione di bevande (si noti la fluidità dell’elemento centrale, la mancanza di strutturazione, i piccoli alimenti solidi di accompagnamento non appiccicosi) esprime per contrasto, fin troppo chiaramente, il distacco e l’instabilità di legami sociali più semplici e meno intimi (…).
Il significato di un pasto si trova in un sistema di analogie ripetute. Ogni pasto contiene qualcosa del significato degli altri pasti: ogni pasto è un avvenimento sociale strutturato che ne struttura altri secondo la propria immagine. Il limite superiore del suo significato è posto dalla gamma incorporata nell’elemento più importante della sua serie. Il riconoscimento che permette ad ogni elemento di essere classificato e graduato con gli altri dipende dalla struttura comune a tutti”.
Mary Douglas, Decifrare un pasto, in Douglas, Antropologia e simbolismo. Religione, cibo e denaro nella vita sociale (1985: 173 e 176).