Comune di Cellatica

Il calendario: date fisse

Vigilia di Natale a Cellatica

( 24 dicembre)

  • Carte tematiche[Fuochi e falò -ieri-][Musiche e canti -ieri-][Questue -ieri-][Sacre rappresentazioni -ieri-][Propiziazione e terapia -ieri-]

    Un'usanza ormai caduta in disuso presso le famiglie di Cellatica e dei paesi limitrofi, era quella di riunire il 24 dicembre i parenti intorno al camino di casa, dove il capofamiglia faceva bruciare un ceppo molto grande. Tenere il camino acceso in questa notte era molto importante per i contadini del tempo che dicevano di farlo per aiutare la Madonna a scaldare Gesù appena nato. Fino agli anni '50, durante la cena della vigilia (rigorosamente di magro), veniva tenuta socchiusa una finestra per consentire a Gesù bambino di entrare a benedire la casa.

    Verso mezzanotte, il membro più anziano della famiglia prendeva il tizzone più grande e si recava nel proprio campo; qui, seguito dai figli e dai nipoti maschi, e tenendo il tizzone sempre ben stretto in mano, segnava il perimetro della sua proprietà. Questo rito propiziatorio serviva a garantire la fertilità del campo e a difendere il raccolto dalle intemperie (sopratutto dalla grandine).

    Legata all'usanza di far ardere il ceppo, vi era la credenza che, durante la Notte della vigilia di Natale, avvenissero prodigi notturni, durante i quali gli elementi della natura assumevano poteri straordinari e sovrannaturali. Si credeva che a mezzanotte gli animali nelle stalle parlassero. Nessuno naturalmente a Cellatica entrava il 24 dicembre in una stalla: assistere a tali prodigi significava perdere la vista per sempre, oppure morire all'istante.

    Durante la vigilia era tradizione che un piccolo gruppo di contadini girasse a questuare per le vie del paese, adornate con edera, cantando:

    • Desorgi amica stella
      la pace ad annunziar
      incenso al loro nume
      la mirra al bell'infante
      l'oro al divin regnante
      noi oggi a te offriam.

l termine della canzone i questuanti ricevevano dalle famiglie del paese bottiglie di vino, solitamente rosso, salame, conigli e altri alimenti che venivano consumati per le feste.

Nel gruppo dei questuanti, tre impersonavano i magi: portavano una fascia dorata sulla fronte, indossavano ampie tuniche azzurre e viola strette in vita da cinture, calzavano sandali dorati. Uno di essi si dipingeva il viso di nero, usando fuliggine. Il canto di questua era accompagnato da strumenti musicali: una zampogna, una piva, un paio di fisarmoniche. Il questuante più anziano reggeva un grosso bastone sulla cui sommità era posta una “stella” illuminata.

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