”Le pratiche terapeutica, o propiziatoria, o profetico/veggente, hanno la funzione apparente di contrastare la «negatività», ma la loro funzione reale è di rassicurare la stabilità psichica di chi è colpito dalla negatività. Questa la scoperta di Ernesto De Martino, il maggiore antropologo italiano, che ha studiato su documenti la magia delle società extraeuropee, e, direttamente «sul campo», la magia nel mondo contadino dell'Italia meridionale.
Il sistema psicoculturale dell'interessato viene disorientato dal rischio del negativo, con la possibile conseguenza della «crisi della presenza», per usare un'espressione demartiniana: la pratica magica reintegra la personalità dell'interessato, lo rassicura, lo restituisce alla concretezza della vita quotidiana. La magia isola il rischio» in una dimensione metastorica e lo neutralizza.
E, effetto secondario ma sicuramente non irrilevante, la magia mobilita, almeno nel caso specifico della terapia, quelle potenti risorse psicofisiche note comunemente come «autosuggestione», grazie alle quali il malato si «sente» meglio, e quindi sta» meglio. Valutare però la misura di reale incisività della cosiddetta autosuggestione nelle pratiche magiche è estremamente arduo, perché non sappiamo nemmeno quanto essa intervenga nella pratica terapeutica della medicina occidentale: anche qui, sicuramente essa esercita un ruolo non irrilevante”.
Bruno Pianta, Cultura popolare (1982: 273).