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Sacre rappresentazioni

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”Per misurare con esattezza la forza d'impulso che ebbero le varie forme del teatro sacro, e la loro durata, anche in rapporto alla loro maggiore o minore rispondenza con le esigenze spirituali e i gusti del popolo, si presta in maniera egregia l'esame delle «reliquie viventi del dramma sacro». Poiché, mentre la Chiesa ha ufficialmente escluso dalla liturgia e dalle cerimonie da essa controllate il vero e proprio dramma di soggetto sacro sia in latino che in italiano, il popolo ha continuato a mostrare interesse verso questi aspetti della devozione religiosa, che conservano pur sempre per le folle dei fedeli, in molte nostre regioni, la loro efficacia emotiva ed evocativa”.

Paolo Toschi, Le origini del teatro italiano (1969: 704).

”C'è un livello di grande artificialità, di iperrealtà nella festa di paese, che fa di questo fenomeno una vicenda culturale del tutto contemporanea e  poco definibile come relitto o residuo. Rappresentazione e «realtà» si rincorrono ridisegnando e sfumando i rispettivi confini. Selezionare nella ricerca sul campo solo i tratti arcaici, evitando, rifiutando e ignorando il resto può avvenire solo a prezzo di una mutilazione della realtà oggetto di indagine, in cui i tratti analizzabili in chiave prevalentemente arcaici si presentano indissolubilmente connessi a forme di vissuto che li ristrutturano dall'interno. Il ricercatore miope corre allora il rischio di trovare un paese e una piazza che sono solo uno scenario che gli attori stanno usando in quel momento -forse anche grazie alla presenza del ricercatore- e che si apprestano ad abbandonare per altri scenari, in un momento successivo. Se non se ne accorgerà (magari fingendo) anche lui contribuirà alla produzione iperrealistica del reale, alla produzione del reale in quanto rappresentazione, nomen, creando oggetti stabili laddove v'è solo flusso, un centro fermo che orienta la lettura, laddove il centro è scivolato via nella deriva del moderno”.

Paolo Apolito, Il tramonto del totem. Osservazioni per una etnografia delle feste (1993: 96-97).