Comune di Breno

Il calendario: date fisse

San Valentino a Breno: Sagra Patronale

(14 febbraio San Valentino)

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  • In un articolo non firmato pubblicato su “Bresciaoggi” del 14 febbraio 1987 si legge che “Breno e i suoi abitanti non hanno mai mostrato eccessivi entusiasmi per la loro sagra”. L'articolo prosegue dicendo che “presso il Santuario intitolato al Santo (…) nella mattinata odierna e nel pomeriggio si terranno una serie di funzioni che 'costringeranno' i fedeli della cittadina a salire fin sull'erto colle, ove sorge l'artistico tempio”, ma “la festa sarà tale solo per i contradaioli di Pilo e di Campogrande, mentre in 'città' sarà routine, quella di tutti i giorni”.

    Antonio Fappani (1983, IV, p. 52) scrive che “S.Valentino è però ancora invocato a Bienno e dintorni, dai devoti che ancora esistono, come protettore e intercessore per ogni avversità. Sono diminuite invece, o scomparse, le nubili che secondo il detto popolare le riàa sö a domandaga la grassia a San Valentì, cioè salivano al santuario per ottenere dal santo di trovare marito. In compenso vi salgono coppiette di innamorati nella fiducia di trovare un protettore al loro amore. L'americanismo (…) che vuole S.Valentino patrono dei fidanzati, è arrivato anche a Breno”.

    Il cronista Ermete Giorgi ha fornito più recenti ragguagli sulla sagra di Breno (”Giornale di Brescia” 10-2-1995) interpretandola come una sorta di “rito di passaggio stagionale” tra l'inverno e la primavera e definendola “la festa più sentita”. Stando al cronista quella di S.Valentino non sarebbe più dunque la “festa in sordina di un patrono misconosciuto”, come titolava invece l'articolo del 1987.

    ”Le cerimonie liturgiche -scrive Giorgi- ruotano attorno alla chiesetta campestre del secolo XV, stupendamente affrescata da G.P. da Cemmo (1484) e dal Maestro di Nave (1500). (…) Da qualche anno a questa parte, per interessamento della Pro Loco e dell'UBICA (l'associazione commercianti e artigiani), il caratteristico mercato che si svolgeva ai piedi della collina è stato spostato nel centro storico del borgo: l'antica piazza S.Antonio, le vie adiacenti sino al duomo ed oltre risultano così letteralmente 'invase' da centinaia di bancarelle che offrono ogni tipo di mercanzia, dal cestello di vimini al tappeto persiano, dalle calze di lana allo zucchero filato. Nei ristoranti, ma anche sulle festose tavole delle trattorie vengono servite le tre specialità brenesi di questa stagione: i 'Caicc' (grossi ravioli con 'anima' di carne e salame, tre dei quali sono sufficienti a riempirti il piatto), la salsiccia di castrato e qualche 'Spongàda' (focaccia) restata dalle feste di Natale.

    La festa del martire romano Valentino dà il 'via' ad uno dei 'momenti più forti' dell'annuale ciclo di vita parrocchiale. Alla solennità del patrono fa subito seguito infatti il Triduo dei morti, una tradizione ininterrotta sorta all'indomani della 'manzoniana' peste del 1630. Una splendida macchina rutilante di luce e colore viene innalzata a ridosso dell'altar maggiore sino a toccare la volta del tempio: al centro un apparato di gloria per l'esposizione solenne dell'Eucarestia”.

    Attilio Mazza (1997, p. 47) ricorda infine che per S.Valentino le galline iniziavano a chiocciare ( a clusì ) e le massaie prendevano particolari precauzioni per le prime covate delle uova.

    ”Si procuravano per questo uova da cova, öf galàcc e nel deporle avevano cura d'indossare un cappello maschile perchè si credeva che se le galline lo avessero scorto avrebbero covato galletti”.

     

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