Comune di Villachiara

Il calendario: date fisse

Il Falò di Bompensiero Click per attivare il filmato

( San Vincenzo)

  • Carte tematiche[Fuochi e falò][Pratiche e pronostici divinatori]

  • Accadrà anche quest'anno a Bompensiero, località di Villachiara, la sera prima di S. Vincenzo martire, il 21 gennaio. “In quella pira c'è il diavolo”. Ma è una perfida diceria. Eppure ogni anno la gente corre a vedere il falò che miracolosamente è sopravvissuto: per capire, per curiosità, con la segreta speranza che il “fatto” si ripeta ancora, come una volta, come la parlata popolare vuole.

  • Dentro alla piramide di fuoco che i giovani qui costruivano altissima e potente: “Mettevano un gatto nero, maschio. Aveva gli occhi infuocati come brace, e gli artigli taglienti come lame. Veniva bruciato insieme all'inverno, alla sterilità della stagione invernale; insieme ai rigori del freddo, ai morsi della fame e con tutti i malanni e le disgrazie più nere… In tempi meno arcaici invece, per paura che la “bestia” non morisse, una banda di cacciatori coi fucili spianati sparava all'impazzata, senza tregua, nella notte contro il falò acceso…”.

  • Così, ancora, si celebra il sacrificio a Bompensiero. “Ma è solo una diceria. Una cosa così tremenda non si è mai fatta”, dice la gente del posto. Il falò di S. Vincenzo si ripeterà tra pochi giorni nella piccola località di Villachiara dove, da tempo immemore (molto tempo prima che la Chiesa “ibridasse” il falò che qui la gente accende da sempre), le altissime fiamme scaldano l'atmosfera del rigido gennaio e rischiarano il cielo di questo angolo di Bassa.

  • S. Vincenzo è il patrono del paesello. Morì nel 304 d.C., martire, ma forse le cose non andarono proprio così. Evocatrice è la struttura della pira, costruita con tre altissimi alberi uniti al vertice che ti rimanda a quelle antiche genti venute dal nord, circa duemila e cinquecento anni fa e di cui è documentata la presenza in sepolture trovate a poche decine di metri da dove si consuma il rito. Celti, Galli: uomini legati alla terra, al variare delle stagioni, alla tanto sperata e attesa fertilità della dea Terra.

  • Oggi - dice zia Lucia - non è più la festa di una volta. Venivano dal Cremonese, al di là del fiume Oglio a festeggiare. Si cantava, si ballava. Guadavano il grande fiume come fantasmi i forestieri per assistere al nostro falò… Ora non è più festa piena. Certo, sopravvive la pira ma è sempre più difficile trovare chi abbia la voglia di costruirla”.

  • E, stranezza delle stranezze, anche quest'anno come ogni anno, sarà il parroco ad accendere il fuoco, vestito da celebrante, con stola e acqua benedetta. Quasi ad emulare il druido antico di cui in zona si sono persi il ricordo e il senso vero di questi gesti lontani. Ma la magia della catasta è ancora intatta e forte. Forte al punto da spingere, di questi tempi, qualcuno tra le macchie dell'Oglio per rendere possibile il ripetersi di quel remotissimo culto.

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  • Gian Mario Andrico

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