E,
mentre estraeva una lunga borsa per levarvi una moneta colla quale
soddisfare il barbiere, gli rivolse la domanda:
-Mi sapreste dire, dove potrò fare un po' di colazione, senza essere
strozzato?-
-In casa mia- rispose il figaro inspirato da una strana idea. Anzi, questo
servizio che voi rendete a me, compensa ad usura quello che io vi ho or ora
prestato.
Il contadino sbarrò tanto d'occhi, temendo di aver a che fare con un matto;
ma l'altro lo costrinse a rimettere la borsa in tasca, quindi levò
l'insegna, sprangò la bottega ed invitò l'ospite ad entrare nell'interno
della casa.
Quivi era imbandita una sontuosa mensa. Salumi, arrosti, pasticci, formaggi,
frutta, vini, ed ogni altro ben di Dio.
Alla tavola stanno preparati sei coperti, ed il contadino non poteva
nascondere la sua meraviglia di trovare la stanza vuota di persone, quando
il barbiere lo invitò a sedere, gli sedè di fronte, e gli disse:
-Ora mangiamo. Vi spiegherò poi del perchè mi siano mancati i commensali-.
E per oltre tre ore fu una gara fra quei due nel distruggere quanto capitava
loro fra mani e denti; e solo dopo tale periodo di tempo il nostro contadino
comprese di dovere sì insperata fortuna al fatto che un'ora prima della sua
venuta, incolleriti moglie e parenti suoi, invitati per quel dì alla sagra
di Bozzolo, avevano in massa disertata la casa, risolvendo di sfamarsi
all'osteria, dopo l'antipasto delle più irate insolenze; casa sì poco per
essi e cotanto invece ospitale pel contadino forestiero, che narrò per mezzo
secolo la piccante avventura, per cui divenne al mondo famosa la
originalissima liberalità del barbiere di Bozzolo.
[Testo, di fonte ignota, fornitoci da mons. Antonio Fappani]