Comune di Bozzolo

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Origine di un vecchio detto popolare

  • Mètt töt per el barbér de Bòzol?
    [trad.: Mi hai preso per il barbiere di Bozzolo?]

    Correa l'anno 1480, nel quale il principe Ioannes Franciscus De Gonzaga, con decreto 18 maggio, aveva conferito il diploma di cittadinanza per Bozzolo.
    Il 29 giugno, giorno di sagra per la nuova città, che ha tuttora la
    parrocchia principale dedicata a S. Pietro, erano convenuti in Bozzolo oltre 3000 forestieri.
    Le larghe vie e ampie piazze rigurgitavano di baracche di saltimbanchi, indovini, giullari, ecc. L'animazione era al colmo, specialmente verso il tocco, ora in cui aveva avuto termine la solenne funzione religiosa. Una numerosa banda percorreva le contrade suonando marziali concenti, preceduta e seguita dal popolo festante.
    In mezzo a tanta allegria in una delle più remote vie del paese sedeva sulla soglia della bottega, nell'atteggiamento più melanconico, un giovane barbiere, il quale masticava rabbiosamente fra i denti la breve cannuccia di una nera pipa di gesso.
    Dal suo atteggiamento era facile arguire che non prendeva certo parte all'esultanza generale.
    A toglierlo da tale stato di abbattimento sopraggiunse opportunamente un contadino forestiero, che lo richiese di radergli la barba.
    -Entrate!- Fu la laconica risposta del nostro figaro.
    Imbacuccato, insaponato, serrata in bocca la tradizionale gigantesca noce, in men di dieci minuti il forestiero fu servito di barba e di parrucca.
  • E, mentre estraeva una lunga borsa per levarvi una moneta colla quale soddisfare il barbiere, gli rivolse la domanda:
    -Mi sapreste dire, dove potrò fare un po' di colazione, senza essere strozzato?-
    -In casa mia- rispose il figaro inspirato da una strana idea. Anzi, questo servizio che voi rendete a me, compensa ad usura quello che io vi ho or ora prestato.
    Il contadino sbarrò tanto d'occhi, temendo di aver a che fare con un matto; ma l'altro lo costrinse a rimettere la borsa in tasca, quindi levò l'insegna, sprangò la bottega ed invitò l'ospite ad entrare nell'interno della casa.
    Quivi era imbandita una sontuosa mensa. Salumi, arrosti, pasticci, formaggi, frutta, vini, ed ogni altro ben di Dio.
    Alla tavola stanno preparati sei coperti, ed il contadino non poteva nascondere la sua meraviglia di trovare la stanza vuota di persone, quando il barbiere lo invitò a sedere, gli sedè di fronte, e gli disse:
    -Ora mangiamo. Vi spiegherò poi del perchè mi siano mancati i commensali-.
    E per oltre tre ore fu una gara fra quei due nel distruggere quanto capitava loro fra mani e denti; e solo dopo tale periodo di tempo il nostro contadino comprese di dovere sì insperata fortuna al fatto che un'ora prima della sua venuta, incolleriti moglie e parenti suoi, invitati per quel dì alla sagra di Bozzolo, avevano in massa disertata la casa, risolvendo di sfamarsi all'osteria, dopo l'antipasto delle più irate insolenze; casa sì poco per essi e cotanto invece ospitale pel contadino forestiero, che narrò per mezzo secolo la piccante avventura, per cui divenne al mondo famosa la originalissima liberalità del barbiere di Bozzolo.

    [Testo, di fonte ignota, fornitoci da mons. Antonio Fappani]

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