Comune di Castiglione delle Stiviere

Il bürièl della località Santa Maria

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  • Testimonianze raccolte sul campo da Cesira Pasitelli

  • Il significato che ai giorni nostri si attribuisce al bürièl (falò dell'Epifania) è quello di un gesto sopravvissuto al tempo, che ci lega alla tradizione. Un gesto propiziatorio e beneaugurante per il nuovo anno. Il bürièl ha anche una funzione aggregativa, è occasione di incontro, chiacchere e ricordi. Esso ha comunque perso molti dei sottoelencati gesti e significati passati, rievocati nelle testimonianze raccolte presso le persone del posto.

    1) Si usava, quando il fuoco aveva ben attecchito, dargli le spalle e lanciare un sasso. Se il sasso cadeva nel centro del falò, si prevedeva una buona covata, molte uova, molti pulcini (più ricchezza), ma anche fecondità e maternità per le giovani spose.

    2) Spesso veniva compiuto un girotondo attorno al fuoco con canti sacri e profani.

    3) Quando i falò venivano accesi in più località circostanti, si era soliti lanciare dall'una all'altra frasi di scherno, si corteggiavano le ragazze del vicinato con frasi allusive o ricorrendo a doppi sensi a sfondo sessuale. A volte venivano anche ipotizzati fidanzamenti con il “brutto” o la “zitellona” del posto e si suscitava l'ilarità descrivendone impietosamente i difetti. Esempio: “ghe dómi la vecia…” (gli diamo la vecchia), “ghe dómi el gob Fedel” (gli diamo il gobbo Fedele) ecc.

    4) Si verificava la direzione del fuoco. A seconda che andasse a “mattina” (est) o a “sera” (ovest) significava che l'annata sarebbe stata funesta o propizia. Purtroppo nessuna delle persone contattate ha però ricordato esattamente qual'era la direzione ritenuta propizia.

    5) La cenere rimasta dal falò veniva conservata in alcuni vasetti che venivano “tirati fuori” a scopo protettivo in momenti di difficoltà sia personale o familiare (lutti, malattie, ecc.), che metereologica (temporali, grandinate, ecc.).

    6) Si faceva attizzare il fuoco dai bambini che si riteneva simboleggiassero l'innocenza.

    7) Si pensava che la Madonna passasse ad asciugare i panni del Bambin Gesù al fuoco del bürièl.

    8) Si strappavano dal cumulo del falò alcuni rami ardenti e si diceva che più scintille (falìe) salivano al cielo, nel compiere questa operazione, più soldi ci sarebbero stati in quell'anno. Quando l'economia della zona era ancora basata sull'allevamento del baco da seta, si era soliti associare la quantità effettiva delle scintille a quella sperata dei bozzoli.

    9) In alcune corti agricole si sparava alla vecchia o al fuoco, in una sorta di atto liberatorio contro le difficoltà dell'anno precedente. Quasi un'uccisione simbolica del “male”, una liberazione dalla negatività del recente passato.

    10) A volte, estinto il fuoco, ci si trovava tutti in casa a raccontare aneddoti, a cantare canti sacri e ad assistere alle buffonate di una “macchietta” del posto, che, con cucchiai e bicchieri, improvvisava una specie di concerto da clown.

    Purtroppo la maggior parte dei canti eseguiti durante questo rito dell'Epifania è andata perduta, assieme alla memoria degli anziani. Un solo testo è stato ricordato dai miei testimoni. Eccone qui di seguito la trascrizione integrale:

    Noi veniamo dall'Oriente/accompagnati da una grande stella/se la quale fosse quella/che ci conduce al luogo beato./Ma dov'è quel Gesù, nato in Betlemme/era in braccio alla Vergine Maria/con San Giuseppe in compagnia in una capanna./I pastor che l'adoravan/d'allegrezza suonavan la pia/rimirando quegli occhi si belli/facevan le feste alle sue pecorelle./Anche noi di vero cuore/inginocchiati per adorarlo/ed offrirgli un gran bel dono,/oro e mirra incenso e dono./Questa Santa Epifania/è una gran festa di Maria,/di Maria e di Gesù nato,/Dio ti salvi o popolo beato/della nuova che tu ci hai portato/della nuova di maria/noi continuiamo la nostra via.

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