Giovanni Tassoni

Demologo mantovano

·In ricordo di un maestro (di Alberto Castaldini).
·Come l'acqua tra le sponde (di Giancorrado Barozzi).

  • In ricordo di un maestro

    Il demologo mantovano Giovanni Tassoni (Buzzoletto di Viadana, 1° marzo 1905 – Villafranca Veronese, 18 marzo 2000) all’umanità schietta, all’animo sempre partecipe alle vicende del prossimo, univa una mente straordinariamente aperta al confronto e uno spirito fortemente ricettivo: elementi che concorsero a fare di lui un maestro. I demologi lombardi difficilmente dimenticheranno la sua lezione.

  • All’inizio degli anni Quaranta mosse i primi timidi passi nella ricerca folklorica, acquisendo una maggiore perizia nel decennio successivo, quando nel 1953 approdò sulle prestigiose pagine di «Lares» (rivista su cui scrisse per oltre un quarantennio sotto la direzione di Paolo Toschi e Giovanni Battista Bronzini), con un saggio dedicato al Gergo dei muratori viadanesi.

  • Notevole l’elenco delle sue opere, sempre ineccepibili per ricchezza documentaria e acribia interpretativa. Spiccano fra le varie monografie: Proverbi e indovinelli. Folklore mantovano (Firenze, Olschki 1955), Tradizioni popolari del Mantovano (Firenze, Olschki 1964), Fole mantovane (Firenze, Olschki 1971), Arti e tradizioni popolari (Bellinzona, Casagrande 1973), Folklore e società (Firenze, Olschki 1977), Proverbi lombardi commentati (Palermo, Edikronos 1981) e Aspetti del folklore padano (Guidizzolo, R & C 1989), l’ultimo volume dato alle stampe all’età di 84 anni. Essi sono alcuni dei principali contributi demologici di Tassoni (la sua bibliografia vanta più di 300 titoli, scritti in un settantennio di attività), ultimo grande esponente di una scuola storiografica, quella del romagnolo Paolo Toschi, che ha segnato una tappa fondamentale negli studi sul folklore italiano.

  • Giovanni Tassoni era un demologo autentico, perché alla puntualità dell’indagine univa la consapevolezza e la passione per le radici. Nello scienziato la ragione non era mai disgiunta dai sentimenti, da una coinvolgente ricerca della verità. Un limite la passione? Niente affatto, piuttosto un dono innato, il frutto spontaneo di un’esperienza diretta maturata sin dalla prima giovinezza. Figlio di un medio possidente terriero viadanese, Giovanni conobbe da vicino la vita dei campi e delle cascine della sua terra natale, incuneata tra il Cremonese e il Parmense. Quelle prime timide incursioni in un mondo arcaico pressoché intatto non le dimenticò mai. Per questo anche il ricordo affettuoso della giovinezza offriva lo spunto a riflessioni di indole etnografica. Il ricercatore non veniva dunque mai meno ai suoi doveri intellettuali, nemmeno quando i ricordi scaldavano il cuore. Egli era nato fra la gente della Bassa padana, la sentiva vicina, ma al contempo era figlio del benestante Ernesto, discendente di un ceppo familiare che affondava le proprie radici fra i notabili dell’Emilia cinquecentesca. Per questo il suo osservare era partecipe e disincantato assieme, il passato che egli riusciva a evocare non era mai edulcorato da una nostalgia stucchevole e condizionante.

  • Calore, schiettezza, il coraggio di mettersi sempre in discussione, erano alcuni dei tratti più significativi del suo carattere. La sua disponibilità all’ascolto, a consigliare chi si addentrava per la prima volta nei percorsi spesso tortuosi dell’indagine antropologica, conquistava sin da subito. In questo suo atteggiamento si coglieva senza troppa fatica l’uomo di cultura formatosi “extra muros”, cittadino del mondo, sebbene ancorato alla terra d’origine. Gli studi magistrali a Crema e a Milano, quelli universitari a Venezia, l’insegnamento nella Svizzera tedesca, in una cittadina nei pressi di Sciaffusa (dove conobbe l’amata sposa Gertrud Fischer), la parentesi forlivese e il trasferimento definitivo a Verona (per non parlare degli innumerevoli viaggi di studio in Italia e in Europa), lasciarono solchi indelebili nella sua personalità.

  • Giovanni Tassoni era dotato di un’immediata simpatia che presto coinvolgeva chi lo avvicinava. Umile, ma allo stesso tempo cosciente del cammino intellettuale compiuto, rifuggiva gli onori e amava la tranquilla pace domestica dove dedicarsi agli studi folklorici. Tassoni era unanimemente apprezzato dal mondo scientifico nazionale ed estero. Lo testimonia la ricca corrispondenza demologica con numerosi studiosi: il già citato Toschi, Giovanni Battista Bronzini, Giuseppe Bonomo, Anselmo Calvetti, Roberto Leydi, Adriano Lo Nigro, Carmelina Naselli, Giuseppe Profeta, Aurelio Rigoli, Alberto Vecchi, Rudolf Schenda, Natalja Krasnovskaja, Milko Maticetov.

  • Gli fu anche offerta la libera docenza in Storia delle tradizioni popolari. Egli rifiutò, non volendo in alcun modo sottrarre tempo e attenzione agli affetti familiari. Numerosi i riconoscimenti ricevuti in vita: cavaliere al merito della Repubblica, socio ordinario dell’Accademia Nazionale Virgiliana, della Deputazione di storia patria per le antiche province modenesi, della Societé internationale d’Ethnologie et de Folklore. La sua scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama degli studi etnografici. Ora riposa accanto ai suoi cari nel cimitero di Buzzoletto di Viadana, il villaggio natale, confermandosi fedele all’adagio latino a lui caro: “Hic natus, hic situs est”.

    Alberto Castaldini

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