Comune di Quistello

Il calendario: date fisse

Documento storico

  • Il parroco (Carri) delegato di S.E. il sig. Ministro per il culto. Circ. V
    Al sig. Cav. Prefetto del Mincio in Mantova (Michele Vismara)
    Nuvolato addì 20 settembre 1811
    Idea precisa dei costumi, caratteri ed opinioni che dominano nelle Comuni di qua del Po sotto la Vice Prefettura di Revere…. Al principio dell'anno non trovasi alcun costume, fuori che alcuni ragazzi andando di casa in casa recitano una filastrocca, che altro non è poi, che un augurio di lunga vita che fanno al capo di famiglia, da cui alle volte ricevono qualche soldo in dono, o qualche tozzo di pane.

    Nell'ultima sera dell'anno poi si sentono per la campagna frequenti colpi di archibuso, dicendo che tirano contro l'anno vecchio; però nelle campagne di là del fiume Secchia non si pratica e solo in qualche luogo ciò fassi nella sera di S.Barbara, come protettrice del genio militare.

    Al Natale poi tutto è religioso silenzio; piuttosto nella notte della Epifania in alcune Comuni di qua da Secchia, quattro o cinque persone unite insieme vanno a certe case a loro famigliari cantando con alcuni istromenti una divota canzone allusiva al Mistero di essa festa portando una illuminata stella, che si vede sopra un mal disegnato Presepio, la qual canzone termina con una profana strofa, con la quale domandasi qualche regalo, che per lo più si ottiene in pane, salami o tortelli, né mai accade il menomo disordine.

    Nelle altre feste dell'anno poi non evvi particolar costumanza alcuna, soltanto in quelle che sono straordinarie, le quali si fanno con maggior strepito dandosi nella seguente notte per lo più una pubblica festa da ballo.

    Al Carnevale poi non si vede in tutte le Comuni che l'universal gaudio delle mascare, però soltanto nelli ultimi suoi giorni con feste da ballo, sempre colla licenza della vegliante polizia, denominandosi l'ultima mascherata seppellire Carnevale. Nel paese però di Pegognaga, sotto la comune di Gonzaga, ciò fassi con particolare strepito; cioè, nell'ultimo giorno di Carnevale si vede una numerosa mascherata composta per lo più di uomini di età matura, che nel decorso del giorno si porta ora alla casa di uno, ora a quella di un altro, ove balla per poco spazio di tempo. Un'ora prima che tramonti il sole si trova nella piazza ove balla sino all'imbrunirsi della sera, e questo è ciò che da loro si chiama seppellire Carnevale.

    Una cosa quasi simile si vede in Sermide, come pure al Bondeno; in questo luogo però c'è fracasso e disturbo.

    Nella Quaresima non si trova che la costumanza popolarmente chiamata di segar la vecchia nel giovedì che segue la metà di essa; questa costumanza però non l'ho sentita praticarsi che qualche volta al Bondanello, però senza chiaso. Più clamorosa è quella che vedesi nel paese di Pegognaga in cui portasi da uomini di età matura un fantoccio per la parrocchia nella mattina sino al declinare del giorno, questuando pane, vino o denari, e circa l'ave maria appiccandogli il fuoco, intendendo con ciò di aver segata la vecchia; così a un di presso vedesi al Bondeno. Ma ciò che sorprende in questa costumanza è il modo che si tiene dai fornari di Suzzara per antica consuetudine.

    Alla metà adunque della Quaresima si attacca alla torre del Castello un fantoccio di stracci rappresentante una vecchia colla conocchia ed il fuso; immediatamente dopo suonato il mezzo giorno, incominciano i fornari a suonare la campana maggiore, come se suonasse a morto, dondolando qui e là la Vecchia, ora inalzandola, ora abbassandola. terminato il suono lugubre, che non è breve, calata a terra, si mette a sedere sopra un asino, ed accompagnata da popolare chiasso fassi vedere per le case del paese e della campagna, questuando contemporaneamente denaro, ova ed altro, fino a tanto che, venuta la sera, si pone sopra un monte di paglia fuori del paese, e le si appicca fuoco, con grandi schiamazzi ed urli, sentendosi come uno strepito d'armi, prodotto da alcune cartucce di polvere, le quali poste ad arte nelle coscie, nel petto e nelle braccia della finta vecchia, vi scoppiano con gran rumore. Terminato questo baccanale si prepara una lauta cena imbandita colla fatta questua, e si mangia e si beve con disonore del sacro tempo di Quaresima, e della ragione istessa contrafatta da quel disordinato convito.

    Nella Settimana Santa non c'è che la universale costumanza in tutte le parrocchie delle Comuni di battere i mattutini come volgarmente dicesi, fuori della chiesa avanti la porta maggiore di essa, con lunghe verdi pertiche lavorate ad arte, e con girelle di legno, che ruotando fanno rumore, agitate le une e le altre da ragazzi, senza però alcun inconveniente che offenda le persone o la religione, che anzi intendono di imitarla nelle sue cerimonie di quei giorni.

    Nella Pasqua non c'è niente da osservare.

    Nella stagione in cui si potano le viti, cioè nel mese di marzo, si costuma dai villani, particolarmente sotto le Comuni di Quistello e Sermide, di pubblicare sulli alberi quei matrimoni che sono andati a vuoto nel passato Carnevale, maritando persone su delle quali non si può cader il pensiero di unirsi in matrimonio. E questo fanno mediante domanda e risposta da un albero all'altro il più lontano, con forti risate, che però non perturbano né la privata, né la pubblica tranquillità. Alle volte anche ciò fanno girando di notte tempo per la campagna, facendo fracasso con diversi stromenti, in quella guisa che dissi parlando di que' sposi che non fanno ballare.

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