Comune di Casalromano

Il calendario: date fisse

Le feste di Fontanella Grazioli

Il «mas» della Malongola.

Anche per quest'anno il «mas» è innalzato di fronte alla chiesa della Malongola di Fontanella Grazioli. Ma i maggianti erano la metà del solito. Di curiosi locali se ne son visti ben meno che in anni passati, tanto pochi che le dita delle mani bastano a contarli; di forestieri giusto tre, numero perfetto. Certo l'innalzamento del «mas» non è tanto spettacolare; neppure molto appassionante quando oggi s'usano, anche per necessità, mezzi meccanici. Manca qualsiasi contorno, e una volta conclusa l'opera qualche bicchier di vino o bibite fresche offerti ai maggianti mettono fine del tutto alla cerimonia. Sono il modesto residuo di un festino al termine di un modesto residuo di rito, un tempo assai più complesso, e con intenti scomparsi augurabilmente per sempre. Oggi l'innaIzamento del «mas» si fa perché si faceva ma, per ammissione di un maggiante, si farà finché dureranno le buone disposizioni nei partecipanti odierni: sostituti più giovani non si vedono. In un'epoca nella quale il rumore è tanto amato, perfino il suono delle campane, che un tempo continuava per ambedue i giorni della festa religiosa, sabato ultimo d'aprile si è fatto sentire solo brevemente; negli anni passati invece adolescenti (maschi e femmine) salivano di tanto in tanto sul campanile. Non producendo forse un rumore sgradevole come il tambureggiamento da discoteca, neppur questo esercizio sembra aver molti giorni futuri.

Il rito del piantamento del «mas» ha certo più che due millenni, ma non vi è persona in grado di esser piu precisa; anzi manca pure l'accordo sull'identità del popolo al quale per così dire appartenne primamente, mentre non viene del tutto contestato che alla sua remotissima origine avesse lo scopo di propiziare il buon anno della vegetazione. E' cosa tutta ipotetica che fosse così anche nel medioevo, quando cominciano ad apparire le prime testimonianze scritte; non è insomma proprio sicuro che se ne avesse coscienza, benché tale ipotesi venga affermata da troppi ai quali è difficile scorgere mutamenti fuori dai cataloghi di imperatori e papi con le loro date di nascita e le loro date di morte. Come che fosse, era molto diffuso almeno nell'Europa latina e in quella germanica ed anche in Italia lo si trova testimoniato lungo tutta la penisola. E' curioso che l'unica notizia relativa a quello che sotto i Gonzaga era detto Mantovano Vecchio sia molto vecchia, trovandosi nel «Baldus» del Folengo. Ovviamente può darsi che siano sfuggite delle testimonianze, ma gli unici «mas» per ora noti fuori città sono questo di Fontanella e gli scomparsi di Casalmoro e Casalpoglio, località un tempo bresciane. Nella provincia di Brescia sono invece ricordati numerosi riti simili e, a quanto pare, uno è ancora vivo a poca distanza da FontaneIla, a Gottolengo dove l'albero sarebbe stato innalzato lo stesso sabato.

Prima di passare a déscrivere brevemente il «mas» di Fontanella, com'è ora e com'era intorno alla seconda guerra mondiale, un'osservazione circa il nome, che si vuol legato al mese di maggio: quando si conoscono i nomi locaIi del mese e dell'albero, sembra regola che non vi sia identità, e la cosa è tanto più notevole in quanto non sempre l'innalzamento del «mas» avviene in maggio. A Fontanella dunque il sabato pomeriggio precedente la prima domenica di maggio (un tempo la notte) viene per così dire rubata la pianta. Numerosissimi anni fa forse era davvero un furto, parte del rito di passaggio dall'adolescenza alla maturità, ma ora nessuno sa menzionare un caso preciso di reazione da parte di proprietari, oltre che i ladri non tentano minimamente di camuffarsi. L'albero è un pioppo, che si sceglie il più alto che si riesca e dritto, un tempo anche poco ramuto. Subito dopo iI taglio lo si dirama tutto ma si lascia la parte superiore della chioma, in questa stagione già ben verdeggiante. All'interno della chiesa della Malongola un affresco, degli anni Venti Trenta del Millecinquecento, raffigura la Natività e nel paesaggio mostra un'unica pianta che somiglia davvero al «mas»; ai suoi piedi due uomini (uno in camicia rossa e pantaloni bianchi, l'altro con camicia bianca e pantaloni rossi) eseguono atti non chiari (un ballo rituale?), così come non è chiaro che ci faccia tale scena in una Natività.

Appena giunta sul piazzale della chiesa la pianta viene scortecciata fin poco sotto la chioma residua, e poi collocata nella buca. Come non partecipano in alcun modo sacerdoti, così non partecipano donne se non da curiose, le quali tanto più erano escluse un tempo quando la cerimonia era notturna e significava il passaggio all'età adulta dei maschi.

Fino ancora nei primi anni dopo la guerra l'albero veniva ben unto prima di essere drizzato, e vi erano appese strenne come salami o altro, premio a chi le afferrava arrampicandosi. Si cimentavano in particolare gli adolescenti che cercavano lavoro, per lo più avanti il servizio militare: quelli che arrivavano in cima, forti, robusti, venivano assunti immediatamente quali famigli dalle grandi aziende agricole.

L'ottavo giorno dopo la festa il «mas» era tolto e venduto al miglior offerente: il ricavo andava a beneficio della chiesa della Malongola. Questo è uno degli scarsissimi legami tra la religione e il piantamento del «mas», e pare piuttosto un modo d'espiazione.

L'altro molto superficiale è la coincidenza tra luogo della chiesa e luogo del «mas»; l'unico proprio è la leggenda secondo la quaIe giovani di Fiesse furono puniti dalla Madonna per aver rubato il «mas». Oggi non c'è un momento fisso in cui toglierlo, e neppure la vendita: in fondo il legno di un unico pioppo vale ben poco. Un forestiero stenta a capire, se non per via d'ipotesi, il motivo per il quale venga lasciato cadere in disuso un costume antico fattosi raro, quando in luoghi vicinissimi o vengono con successo nuovamente ideati spettacoli arcaizzanti o sul canovaccio d'un documento fortunosamente scampato sono reinventate manifestazioni da molto scomparse. L'inerzia ha in sè una lodevole scarsità di zelo turistico, ma consente alla sparizione di un'usanza diversa e favorisce l'appiattimento sui costumi ispirati particolarmente dalla televisione.

Silvio Uggeri

(da Gazzetta di Mantova 7 maggio 1994)

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