Comune di Anfo

Il calendario: date fisse

Il Rito della stella di Anfo

( da Capodanno a Epifania)
  • Carte tematiche[ Musiche e canti -ieri-][ Questue -ieri-]

    ”I giorni seguenti Capodanno gli Anfesi, seguendo una vecchia tradizione, andavano in giro fino alla sera dell'Epifania a cantare la Stella.

    Singolare era la canzone e anche la coreografica Stella che portavano: quest'ultima era fissata sopra un grosso bastone; dentro, collocate su dei supporti fissi, ardevano delle candele. Le cinque punte erano rivestite da ambo i lati di tela setosa e trasparente di vari colori; lo scatolato esterno poteva ruotare intorno alla fonte luminosa interna.
    Con una cordicella che scendeva lungo il bastone il portatore poteva azionare la Stella dando vita a un incantevole movimento policromo che, unito al canto malinconico, creava nelle lunghe serate d'inverno emozionanti sensazioni di pace natalizia.

    Andavano anche nei paesi vicini “a portare la Stella” e fare la questua, racconta chi si ricorda. Una volta, dice Egidio Stefani, sono andati a Bagolino, erano arrivati un po' presto e allora tergiversarono un po' nelle osterie portando i loro attrezzi.

    I bagolinesi, incuriositi e sospettosi, chiedevano al gruppetto anfese che intenzioni avesse e “'l poer Cì, 'l Giuanì Ciücia” rispondeva con aria scherzosamente sospetta spalancando gli occhi e allungando la mano rovesciata e aperta verso gli interlocutori: Ve n'ascorsarì piö tarde, voàlter.

    Quando si misero a girare per le viuzze, furono presi a sassate e molestati. Così quella volta tornarono ad Anfo malcontenti “co la cùa 'n del cül”.
    Forse avevano esagerato con lo scherzo: Giovanni Seccamani, dei “Ciüce”, detto “Cì”, era un artefice della burla.
    E Targhettini redento aggiunge: “I a faà corer ac a Bundù, perchè i sercàa sö la roba per fa 'na mangiàa e 'na biìa”.
    Ah! Quanta fantasia abbiamo perduto.

    Informazione di Romeo Seccamani

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