Comune di Borno

Il calendario: date fisse

Festa di San Fermo

(8/9 agosto San Fermo)

  • Carte tematiche[Fuochi e falò][Pellegrinaggi][Processioni e riti religiosi][Leggende e miti di riferimento][Propiziazione e terapia -ieri-]

    Del culto di S.Fermo, cavaliere-eremita, e del suo scudiero Rustico si trova una precisa testimonianza negli antichi statuti di Borno dove, alla data del primo di agosto del 1450, i Vicini “stabilirono di festeggiare ogni anno e di sospendere ogni attività lavorativa nel giorno di San Fermo e Rustico, sotto la pena di dieci soldi per ogni maschio e 5 per le donne che avessero infranto il precetto” (A. Fappani, 1983, IV, p. 78).

    Una leggenda camuna, ambientata in epoca carolingia, lega il nome di S.Fermo a quello dei suoi fratelli, anch'essi eremiti, S.Glisente e S.Cristina.

    Sui luoghi degli eremitaggi di questi santi sorsero tre santuari. Quello dedicato a S.Fermo, sta a 1864 mt s.l.m. “sulla gran sella che dalla Corna Busa precipita sulla valle di Borno, di fronte al Monte Altissimo, a occidente la Presolana, a oriente tutto il digradare di alture e poggi che finiscono in fondo alla Valle Camonica” (A.Fappani, op. cit. p.77). Nel corso dei secoli questo santuario fu meta di continui pellegrinaggi estivi. Il parroco di Borno scrisse al riguardo in una sua relazione datata 6 settembre 1693: “la comunità fa una processione oltre altre nella chiesa dei S.S. Firmo e Rustico, nella solennità di S.Lorenzo [10 agosto] et in tal occasione molti si portano in la Vigilia et stanno in la Chiesa la notte nonostante la pena di interdetto posto dalla felice memoria dell'Ill.mo e Rev.mo Marin Giorgi, in visitatione il 2 e 3 maggio 1667” (A.Fappani, op. cit. p. 79).

    I Santi Fermo e Rustico vengono festeggiati nel paese di Borno nei giorni 8 e 9 agosto, ma essendo la loro devozione molto estesa, in occasione della festa ad essi dedicata accorrono in pellegrinaggio al santuario anche molti abitanti di altri paesi e zone: Esine, Berzo Inferiore, Lozio, Val di Scalve.

    Al S.Fermo erano in particolare devoti i pastori e gli alpigiani della media Val Camonica, che lo invocavano come protettore del bestiame.

    Anticamente la festa sul monte iniziava con la camminata dei pellegrini che lasciavano il paese a notte fonda, richiamandosi per le vie, in modo da giungere sulla vetta per la messa delle ore cinque del mattino, la prima funzione della giornata che radunava tutti i mandriani della zona e per questo era detta la “messa dei malgari”. Subito dopo si procedeva alla mungitura delle bestie.

    Dagli alpigiani la festa era vissuta come il momento del regolamento dei conti per disaccordi nati in precedenza a causa soprattutto degli sconfinamenti nei pascoli o in altre circostanze. I più anziani ricordano che a volte in queste rese dei conti tra mandriani finiva addirittura per scorrere del sangue. Tale costume di vendetta era del resto praticato anche in occasione di altri simposi camuni, ad esempio nella festa di S.Stefano a Cividate Camuno o nella notte di S.Silvestro a Malegno.

    La festa di S.Fermo poteva servire però anche come mezzo di riappacificazione e il santo era invocato anche per questo.

    Il luogo stesso dove il più longevo dei tre eremiti aveva dimorato era considerato miracoloso. Se una bestia si ammalava il mandriano, fino a qualche decennio fa, la conduceva a pascolare l'erba “santa” che cresceva attorno alla chiesetta, nella convinzione che con l'ausilio del Santo la guarigione sarebbe presto sopraggiunta.

    La notte della ricorrenza si accendevano grandi falò sulle cime dei monti e nei punti maggiormente visibili dell'altopiano, cui rispondevano i pastori sulle montagne di S.Glisente e di S.Cristina.

    ”I fuochi della leggenda (scrive A. Fappani, op. cit. p. 81) rimangono ancora vivi nella tradizione locale e si riaccendono ogni anno l'8 e 9 agosto e sembra che nemmeno durante il coprifuoco della II guerra mondiale siano rimasti spenti” (come informa Stefano Poni in “Bresciaoggi”, agosto 1980).

    Oggigiorno l'organizzazione della festa non è più delegata esclusivamente alla Chiesa, ma vi partecipano anche il C.A.I e la Pro Loco del paese.

    Abbandonata la consuetudine di raggiungere la vetta di S.Fermo durante la notte, ma proprio in memoria di questa, dal 1969 si è instaurata la tradizione della fiaccolata. Coloro che desiderano parteciparvi devono raggiungere S.Fermo nel pomeriggio in modo da essere pronti per la partenza che avviene sempre entro le venti e trenta. Gli organizzatori distribuiscono le fiaccole accese e dividono i partecipanti in due gruppi, il primo segue il sentiero “alto”, più lungo e difficoltoso, l'altro un percorso più semplice e accessibile. I due gruppi si ritrovano poi alle pendici del monte Arano e proseguono insieme verso Borno, dando vita a una suggestiva fiaccolata che appare come una scia luminosa a chi, da Borno, alzi lo sguardo sulla montagna.

    Tutt'attorno coloro che, almeno per un breve periodo, soggiornano ancora sui monti accendono gli antichi fuochi.

    Nella piazza principale, decorata per l'occasione con luci e striscioni colorati, una folla festante di paesani e di villeggianti, con la banda comunale e i venditori ambulanti di dolci e prodotti tipici, attendono l'arrivo del corteo. Ogni partecipante getta poi la propria fiaccola su una catasta di legna che si trova nel sagrato della chiesa parrocchiale, dando vita a un grande e suggestivo falò.

    Il giorno successivo (9 agosto) i fedeli salgono di nuovo alla chiesetta per assistere alla messa che viene celebrata all'esterno del santuario e pranzare all'aperto (agnello o capretto, pollame, polenta, burro e formaggi). La sera del 9 si rinnova lassù la tradizione del falò e le scintille del fuoco riportano al tempo della leggenda dei tre fratelli asceti.

     

.